Page 5 - Guida di Bardonecchia
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da vedere
Il comune di Bardonecchia e il suo circondario sono ricchi di testimonianze artistiche
comprovanti la vitalità delle antiche culture dell’alta Valle di Susa. Ne è un esempio la
celebre ‘Scuola di Melezet’. Melezet, villaggio alpino sito nella Val Stretta, fu sede di
una scuola di scultura, pittura e architettura assai nota tra i secoli XV e XVIII in tutta la
Valle di Susa e nella Vallée de la Mourienne. Gli artisti che ne fecero parte, si dedicarono
prevalentemente alla scultura in legno e marmo, cornici e arredi sacri in parte raccolti nel
museo della Cappella del Carmine di Melezet, dove tra i pezzi di maggior pregio vanno
citati un’edicola a baldacchino risalente alla seconda metà del ’400, con la statua lignea
sec.
di San Sisto (XV ); tre grandi statue lignee (raffiguranti la Madonna, San Pietro, San
Paolo), e un dipinto su tavola del tardo ’400 (già nella Cappella del Coignet) assai apprez-
zato per la vivacità dei colori.
La Parrocchiale di Sant’Ippolito, situata nel centro storico, fu riedificata nella prima
metà dell’800, sulla base della primitiva chiesa romanica crollata nel 1806 (e di cui ri-
mase il solo campanile), per poi essere consacrata nel 1833. L’edificio, ampliato nel 1964
con il transetto sinistro, si distingue per la presenza di due campanili: il primo romanico
risparmiato dall’anzidetto crollo, e l’altro ottocentesco a base quadrata culminante con
la guglia in rame.
Pregevole il Fonte battesimale (1573) realizzato con marmo grigio e rosa di Melezet e
ornato con gli stemmi di Bardonecchia, del Delfino e dai gigli di Francia scolpiti. L’ancona
dell’altare (retable), presenta quattro colonne tortili da cui si dipana un tralcio di vite e
due nicchie laterali contenenti le statue dei Santi. La predella, sottostante la pala dell’al-
tare maggiore, scolpita in bassorilievo e raffigurante tre scene della passione di Cristo,
risulta essere una delle poche opere di intaglio ligneo policromo presenti nella valle.
Interessante anche una visita al Museo Civico in via Des Geneys. Articolato su due piani
e allestito in quattro sale dell’ottocentesca casa comunale, al suo interno sono esposti
interessanti attrezzi da lavoro e oggetti connessi al fare quotidiano.
Un particolare accenno meritano le Meridiane. La più nota è quella sulla Casa Allemand
citante il motto Coelum regula mea, ossia: il cielo è la mia regola. Un’altra, posta sulla
Casa Pellerin, reca scritto il motto Ombra son del sole figlia. Il terzo orologio solare posto
sulla facciata della Casa Ambrois, reca per iscritto Vulnerant omnes, ultima necat, ossia:
Tutte le ore feriscono, l’ultima uccide. Infine l’iscrizione dell’ultima meridiana che si trova
sulla Casa Ambrois-Clovis recita: Labor si sole patet, motto significante ‘Lavoro se il sole
si vede’.
Nell’area di Bardonecchia non mancano tracce di antichi castelli come quello di Brama-
fam, e quello delfinale della Signoria dei De Bardonisca, ricordato come Tur d’Amun, di
cui rimane una piccola parte del torrione centrale e le fondamenta di torricelle angolari.
Da menzionare il Forte Bramafam, costruito tra il 1874 e il 1889, allo scopo di proteg-
gere lo sbocco della galleria del Fréjus. Nel corso della I guerra mondiale servì da campo
di prigionia e, dopo molte vicissitudini, risale al 1993 l’idea di salvaguardare questa for-
tificazione e avviarla a una funzione espositiva e museale.
Dario Reteuna
drt Bardonecchia is very rich in artistic evidence. An example is the ‘Melezet School’: a school of
. The artists applied
sculpture, art and architecture very well known between the 15 and 18
th cent.
th
themselves primarily to the sculpture of wood and marble, cornices and sacred furnishings part of
which have been collected in the small museum of the Cappella del Carmine in Melezet, such as the
baldachin-shape shrine, dating back to the 14 th cent. , with the wood statue of St. Sisto (15 th cent. ); three
large wood statues (the ‘Madonna’, St. Peter, St. Paul) and a painting on wood dated late 1400 very
appreciated for its vivacity of colours.
The Parrocchiale di Sant’Ippolito, rebuilt in the 1800, on the base of the primitive church which
collapsed in 1806, enlarged in 1964, is distinguished by the presence of two steeples: the first one
Romanesque, the other from 1800 with a square base finishing in a copper sphere. Notable the bap-
tismal font (1573) made out of grey and pink marble from Melezet and decorated with the crests of